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Mediazione: un passo avanti significativo

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Mediazione: un passo avanti significativo.

a cura della dr.ssa Nicla Lattanzio, pedagogista.*


In una società come la nostra, la presenza dell’estraneo e la sua diversità genera tanta paura fino ad assumere una chiusura in se stessi; proprio in questa epoca di massimo sviluppo della comunicazione, relazionarsi con l’altro pare sia diventato molto faticoso fino al punto di non tenerlo neppure in considerazione: sempre più si sopportano atteggiamenti di reale rinuncia di una comunicazione, di prevaricazione nelle relazioni sociali, di confusione tra parlare e dialogare. In uno scenario come questo, emerge l’urgenza di adottare uno strumento che sia forte e vincente tanto da aiutare a mettere in relazione due parti che si scontrano (singoli individui o gruppi di persone) e che riesca nel difficile compito di disattivare meccanismi di chiusura comunicativa. Ed è qui che si colloca come nuovo strumento la mediazione, concepita come modalità di intervento da valorizzare nella complessità della vita associata in grado di trasformare il litigio in una risorsa da riutilizzare per riattivare capacità comunicative. In epoca moderna, l’idea di mediazione ha preso il via soprattutto nel secondo dopoguerra; in particolare è a partire dagli anni settanta e ottanta che si sono moltiplicati in tutti gli ambiti di studio lavori e progetti in questo campo, la cui origine e diffusione è da ricondurre al Canada e Stati Uniti. Verso la fine degli anni ottanta, la mediazione venne introdotta anche in Italia, conseguentemente alla sempre più massiccia diffusione di modelli familiari nuovi.

Ho voluto approfondire la mia ricerca facendo una breve ma interessante intervista alla Dott.ssa Giordano**, laureata in Giurisprudenza e mediatrice diplomata presso
A.I.M.A.C. Associazione Italiana Mediazione Arbitrato Conciliazione.


D: Qual è il riferimento legislativo in materia di mediazione?

R: Il primo intervento legislativo in materia si è avuto col D.Lgs. 28/2010 attraverso il quale è stato introdotto anche nel nostro paese l’istituto della mediazione. Come recita l’articolo 1 del suddetto decreto la mediazione è l’attività svolta da un terzo imparziale e finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa. Ecco qui racchiusa l’essenza stessa della mediazione ossia dapprima il fatto che essa venga compiuta non da un giudice ma da un organismo legalmente riconosciuto e assolutamente privo di poteri giurisdizionali e poi il suo essere finalizzata alla ricerca di un accordo di natura negoziale sia esso stipulato amichevolmente tra le parti o proposto dal mediatore. Dunque qualora il cittadino si imbatta in controversie di qualsiasi natura (da quelle civili a quelle commerciali) aventi ad oggetto diritti disponibili potrà spontaneamente o su invito del giudice, depositare un’istanza per la richiesta di mediazione presso uno degli organismi riconosciuti dal ministero della giustizia.

D: Mi faccia capire: dunque mediare è sinonimo di conciliare?

R: Nel gergo comune si è soliti utilizzare indifferentemente il concetto di mediazione e quello di conciliazione; è invece importante sapere che la conciliazione è solo il risultato positivo della procedura di mediazione che invece ne costituisce il mezzo attraverso cui raggiungere tale risultato ed è sicuramente possibile che non tutte le mediazioni si concludano con la conciliazione tra le parti rimanendo sempre aperta la strada giudiziaria.

D: La figura del giudice è necessaria in un percorso di mediazione?

R: La disciplina della mediazione è piuttosto semplice ma è stato alquanto tortuoso il suo ingresso e la sua accettazione nel nostro sistema soprattutto per il fatto che pone una sorta di distacco dalla figura del giudice prevedendo la stipula di un accordo senza l’intervento di un magistrato. Ancora oggi la mediazione è oggetto di interventi legislativi diretti a renderne più efficace la sua applicazione come risulta dal D.Lg. 22 dicembre 2011 n. 212 che apporta ulteriori modifiche all’istituto. Con la mediazione anche l’Italia riformandosi ad altri paesi dell’UE ha aderito alla politica dell’ Alternative dispute Resolutions dando vita alla possibilità di ricorrere a strumenti alternativi, rispetto a quelli tradizionali, per la risoluzione delle controversie. Ad essa sono dunque legate importanti aspettative sebbene rappresenti solo il primo dei tanti passi da compiere verso il riassetto del sistema giuridico italiano.In conclusione possiamo affermare che questo processo evita dunque che il conflitto si esasperi e ne permette la soluzione attraverso esperienze di ascolto, di comunicazione profonda, di rispetto reciproco e di riconoscimento dei diritti personali e altrui ovvero considera, riconosce e legittima la prospettiva di ogni individuo coinvolto, ne incrementa il dialogo fino a giungere ad accordi partecipativi. La parola mediazione indica quindi un processo dinamico, idoneo a sbloccare situazioni conflittuali che soffocano determinati rapporti nel tentativo di pervenire ad un’intesa condivisa. Questo però non vuol dire proporre una via di mezzo che trascini necessariamente a delle rinunce di una delle parti coinvolte: la mediazione è una sorta di spazio che sta nel mezzo e che va oltre il principio mors tua vita mea.In altri termini è il luogo entro cui tentare di risolvere in modo produttivo le controversie dettate dalle differenze degli attori protagonisti.

Dott.ssa Nicla Lattanzio

e-mail: fenice82it(at)yahoo.it



*Articolo redatto dalla Dott.ssa Nicla Lattanzio, Pedagogista esperta in gestione dei servizi di territorio, laureata presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna.Lavora nel\'ambito educativo dal 2004 e attualmente è figura pedagogica incaricata della progettazione, gestione ed attuazione diretta nell'ambito delle attività relative ai servizi sezione primavera, ludoteca, servizio educativo gestita dall'Associazione Gioca Giocando di Sant'Arcangelo (Pz), nonché vicepresidente della stessa. E' suo l’articolo “Le implicazioni per una riflessione sulla diversità: l’occhiale del deficit non è sempre l’occhiale dell'handicap” per Consulenza Pedagogica 2008/2009. Altresì “L’inserimento che va oltre le parole” per Accaparrante CDH Centro Documentazione Handicap, Comunic-abilità 2007/2008 e la pubblicazione fotografica su “I servizi educativi per i bambini dai 0 ai 3 anni nella provincia di Bologna 2006/2007". Recente è la pubblicazione dell’articolo “Per una Pedagogia del conflitto” per Educare.it -Anno XII,n°2, gennaio 2012.


** Intervista alla Dott.ssa Antonietta Giordano, neolaureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Bari. Ha frequentato il corso di Mediatore Professionista nelle controversie civili e commerciali presso A.I.M.A.C. Associazione italiana mediazione, arbitrato e conciliazione, conseguendone il diploma.

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