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Le risposte agli educatori - Pag. 2

domande e risposte > Domande educatori/insegnanti

maestra mia - 7 novembre 2008

Domanda: Quando presentare il Progetto Educativo per un alunno diversamente abile?

Vorrei sapere se il Progetto Educativo Didattico per gli alunni diversamente abili va presentato entro 60 giorni dall'inizio delle attività didattiche, ovvero dopo la fase di accertamento dei prerequisiti. Grazie.



Risposta

Gent.le maestra,
quando parla di Progetto Educativo Didattico credo lei intenda riferirsi al PEI o PEP.

La documentazione medico-socio-psicopedagogica relativa all'alunno diversamente abile, salvo cambiamenti normativi di cui non sono attualmente a conoscenza, prevede la sequenza temporale come espresso nello schema in basso (in base alla Legge 104 e al DPCM 185/2006 e all' atto di indirizzo. L'esempio è riferito alle ASL di Brescia).

Per la valutazione dei
prerequisiti di base (per un esempio vedi Lannaronca e queste risorse on line su Dienneti), a mio avviso, è necessario comunque avere, preliminarmente, un quadro, quanto più possibile approfondito sul bambino.
Qualunque intervento attuato dalla Scuola, ivi inclusa la valutazione iniziale dei prerequisiti, richiedono la conoscenza di quali difficoltà e risorse ha il bambino; difficoltà e risorse rilevate in sede diagnostica iniziale (di competenza sanitaria).


Spero di esserle stato di aiuto e a
presto!

7 novembre 2008

Documentazione A cura di.... Tempi




Richiesta di accertamento alla ASL
genitori/tutori Da quando i genitori/tutori si
accorgono, sono consapevoli, che il
bambino presenta difficoltà e che
quindi potrebbe avere necessità di
un intervento terapeutico o di
supporto nella crescita.
Verbale di accertamento Collegio di Accertamento Rilasciato al massimo entro il 31
maggio per permettere alla Scuola
di organizzare le classi e l'attività
didattica per il nuovo anno.
Consegnato alla famiglia/tutore che
ne farà avere copia alla Scuola.
Diagnosi funzionale Operatori ASL: psicologo,
neuropsichiatra infantile,
assistente sociale...
Stesura entro trenta giorni dal
momento dell'arrivo del Verbale di
accertamento e comunque in tempo
utile per le attività scolastiche.
Consegnata alla famiglia/tutore che
ne farà avere copia alla Scuola.
Profilo dinamico funzionale In pratica tutti gli operatori che
intervengono sul bambino ivi
inclusa la famiglia. Al PEI
partecipano anche operatori
extrascolastici con i quali si
possono concordare obiettivi e
strategie comuni sul piano
educativo e riabilitativo.
Stesura dopo il primo periodo di
inserimento nella scuola, entro
30/60 giorni. Con questo profilo si
definiscono i possibili traguardi a
breve e medio termine del bambino.
Progetto Educativo
Individualizzato (P.E.I.) o P.E.P.
Prima lo si definisce e meglio è. E'
auspicabile un aggiornamento
trimestrale (ottobre-novembre,
febbraio-marzo, maggio-giugno).

Laura - 16 ottobre 2008

Domanda: Educatrice laureanda, che fare?

Salve, sono una laureanda in educatore della prima infanzia (0-3 anni) presso l'università di Palermo.

Vorrei qualche info su come fare per aprire un asilo nido privato, o su come richiedere al mio comune di aprire un nido comunale. Sono in confusione.

Ho sentito parlare degli asili nido privati a cooperativa, ma non so bene di cosa si tratti e di come di possano mettere sù.

Inoltre sapete dirmi come fare la domanda di accesso alle graduatorie nelle scuole dell'infanzia che hanno le sezioni primavera per essere assunta come educatrice?

infine, se siete a conoscenza di altri sbocchi lavorativi nel mio settore, potreste riferirmeli?

Grazie e buon lavoro
Laura


Risposta

Gent.le
Laura,

Riguardo all'apertura di un nido privato, a parte l'investimento, la (giusta) severità normativa sulle caratteristiche dello spazio, non vedo particolari impedimenti, ma non posso esserle di ulteriore aiuto.

L'apertura di un nuovo nido da parte di un ente locale, è una scelta di tipo politico, per cui i margini, sono molto ridotti; può comunque chiedere informazioni al settore servizi sociali o sensibilizzare qualche politico.

Gli asili nido pubblici, generalmente comunali, sono di norma gestiti da cooperative sociali e rispondono, in merito alla gestione, direttamente al settore servizi sociali e educativi. Un asilo nido può però essere avviato da un privato, più o meno con le caratteristiche di una scuola privata e può prevedere diverse forme di organizzazione aziendale (società, cooperativa, etc.).

Per accedere alle sezioni primavera può provare a rivolgersi al dirigente scolastico del Circolo Didattico al quale la scuola dell'infanzia appartiene.

Per gli sbocchi lavorativi è l'Università che può darle queste informazioni anche perchè ogni territorio ha le sue normative e regole. Dia una lettura al sito della Regione Sicilia dove troverà certamente informazioni sui servizi educativi presenti.

In bocca al lupo per la laurea! E per la tesi, come suggerisce Umberto Eco, scelga un argomento che possa essere d'aiuto per il suo futuro professionale.

Buona giornata!



17 ottobre 2008


Cipollina - 7 luglio 2008

Domanda: Vorrei iniziare un percorso di libera professione ma sono confusa. Qualche consiglio?

Salve, sono un'educatrice professionale, da alcuni anni lavoro con in una comunità per tossicodipendenti e da qualche tempo sto pensando di iniziare una mia attività professionale. Solo che sono un po' confusa e non so bene da che parte iniziare.
So che lei è una consulente pedagogica (
ndr: no sono un consulente pedagogico), essenzialmente di cosa si occupa un consulente?

1) Quali sono i suoi campi d'indagine e di intervento?
2) Ha fatto qualche scuola o corso di specializzazione in merito?
3) Con la mia laurea posso svolgere anche io consulenze pedagogiche?

Purtroppo la preparazione universitaria a mio avviso è molto lacunosa dal punto di vista pratico e io mi sento priva di quelle tecniche o di quella esperienza necessarie per poter iniziare un percorso di libera professione..che fare?
Grazie per i consigli. A presto.


Risposta

Gent.le Cipollina,

approfitto del suo quesito per rispondere anche a
Linaap.

Ho già risposto a quesiti simili all'interno di questa Sezione....... con un pò di pazienza troverà ulteriori informazioni che, le ricordo, sono frutto della mia esperienza professionale. Pertanto per una risposta più precisa le suggerisco di rivolgersi alle Associazioni di Categoria, sindacato e Università nella quale si è laureata.

1) I miei campi d'intervento sono la famiglia, la scuola ed i servizi socio-educativi. Le principali attività da me svolte sono di consulenza (genitori, insegnanti, operatori), supervisione (educatori/insegnanti), coordinamento (servizi educativi) e formazione. Se lo desidera può dare uno sguardo al mio curriculum.

2) No. Oltre alla laurea in Pedagogia, corsi di aggiornamento, convegni, formazione e quasi venti anni di lavoro nel settore sociale, scolastico ed educativo. E le spiego anche perchè non ho corsi di specializzazione nel curriculum.

Semplicemente, perchè non ce ne sono.

Sono presenti nel "mercato" tanti corsi di approfondimento, aggiornamento, master ma solo pochissimi, dal mio punto di vista, sono di
chiara matrice pedagogica o comunque funzionali ad un intervento squisitamente pedagogico. Prima di frequentare un corso consiglio sempre di visionare il contenuto delle lezioni e, soprattutto, da chi sono tenute, ovvero da quali figure professionali. Anche per evitare di spendere danaro che poi, ai fini pratici, potrebbe non rivelarsi un reale investimento per la professione, ma solo un' "occupazione temporanea".
Ci sono comunque ottimi corsi su
autobiografia, formazione clinica e i recenti corsi di specializzazione in consulenza pedagogica promossi dall'Università. Ad ogni modo sono pochi, scarsamente pubblicizzati e poco valorizzati. Ed inoltre, non è detto che siano adatti, al progetto professionale di ciascuno.

Le suggerisco di leggere quanto scritto in questa interessante e competente discussione sul forum studenti bicocca.


3) Non dovrebbero esserci problemi, sul piano normativo e fiscale, ma la cosa importante è comprendere che con la libera professione si presta/vende un servizio e pertanto non bisogna improvvisarsi.


Per concludere, prima di avviare un'attività di consulenza (è consigliata l'apertura di una partita iva), con la quale lei si proporrebbe come esperta, le suggerisco di stare un pò nel mondo del lavoro, come già sta facendo, di continuare nella formazione e di scoprire/inventare/costruire spazi e metodi pedagogici di intervento nei quali, a suo avviso, sono presenti reali bisogni educativi.

A presto e buona giornata!

7 luglio 2008


Gloria- 3 luglio 2008

Domanda: Che differenza c'è tra educatrice di nido ed assistente di nido?


Risposta

Gent.le Gloria,

la differenza è nelle competenze educative. E le competenze sarebbero definite dal quadro normativo nazionale e/o regionale (che per gli educatori è piuttosto confuso) e dalla formazione. La situazione in Italia cambia da regione a regione e spesso, secondo la mia opinione, vengono assunti "assistenti" per economizzare sul personale.

Per quanto mi riguarda, l'assunzione di un "assistente" (che generalmente è inteso nei servizi socio-educativi come
assistente alla persona) all'interno di un nido non avrebbe alcun senso in quanto, seppur presenti, ad esempio, bambini diversamente abili, le necessarie cure dovrebbero essere comunque affidate ad un educatore con titolo e formazione adeguati in quanto tutte le attività educative coincidono con i consueti obiettivi che un nido d'infanzia generalmente prevede.

Saluti.


4 luglio 2008

Pabla- 25 giugno 2008

Domanda: Quanta IVA sulla parcella?

Ho la mia prima paziente come pedogogista, quanta iva devo calcolare sulla parcella emessa? Grazie per l'aiuto.

P.D.

Risposta

Gent. le Pabla,

l'IVA è al 20%, personalmente però ho adottato il regime senza IVA.

Le suggerisco di dare un'occhiata in tutta la Sezione ed in particolare alla domanda del
14 febbraio 2008 "Quale inquadramento fiscale per un educatore?". Tenga conto che non sono un commercialista e che ciò che scrivo è solo per esperienza personale.


ESEMPIO FATTURA

MIO RAGIONAMENTO SULLE FATTURE CON IVA:


Il
totale ore è riferito alle ore effettivamente lavorate.

Il
costo orario: è l'importo "pulito", senza cioè il calcolo delle tasse, di un'ora lavorata.

Prestazioni è dato da: totale ore x costo orario.

Dall'importo
prestazioni si calcola il 4% di trattenute INPS. (prestazioni x 4/100)

La somma tra
prestazioni ed INPS dà l'Imponibile Irpef.

E, dallo stesso
Imponibile Irpef, si calcolano, separatamente, sia l' IVA sia la Ritenuta d'Acconto Irpef.
Nel nostro caso sono entrambe al 20%.

Es. IVA:
Domanda: "Quale è l'iva al 20% di € 100?" L'IVA è € 20. Infatti 100x20/100= 20. Quindi € 100+iva o € 120 iva inclusa.

Il calcolo per l'irpef è uguale.


Il
Totale Lordo è dato dall'Imponibile Irpef + IVA al 20%: es. € 120 (100 (imponibile) + 20 (iva)).


Il
V.S. dare in fattura è quanto il committente dovrà versarle (es: con transazione bancaria) per le prestazioni professionali ricevute, ed è dato dal Totale Lordo (cioè quanto costiamo realmente al committente) meno la Ritenuta Irpef che il committente (coop., scuola, comune, etc., non genitori), a suo carico, dovrà versare per lei; inoltre, entro la sua presentazione dei redditi di giugno, il committente dovrà farle avere (anche via posta) il Certificato di avvenuto versamento dell'Irpef.

Il Certificato dovrà essere allegato alla sua documentazione fiscale.


Se il committente, come nel suo caso, è un genitore, ovviamente l'Irpef, se la deve pagare lei.

Per il calcolo della fattura senza IVA basta non includere quest'ultima nel calcolo. Volendo è possibile costruirsi un database personalizzato con Access e/o con Excel.

Questo, in parole molto povere, è quanto mi ha detto il commercialista.

Mi scusi se mi sono dilungato troppo oltre la sua richiesta, ma ne ho approfittato per rispondere ad una questione importante per molti educatori e pedagogisti.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Ad ogni modo non si fidi (la normativa in italia non è chiara) e chieda sempre e comunque ad un suo consulente di fiducia. Se ritiene ci sia qualche imprecisione può comunicarmelo.

Buona giornata e a presto.


26 giugno 2008

Valeria - 25 giugno 2008


Domanda: Quali argomenti per un concorso comunale per "aiuto-educativo?

Sono un'educatrice e devo prepararmi per un concorso comunale per "aiuto-educativo". Mi chiedevo se poteste darmi delle dritte sugli argomenti da studiare e su eventuali testi.

Ringrazio anticipatamente per la risposta.



Risposta


Gent. le Valeria,

Aiuto educativo a chi? Dove?...... E cosa è l "aiuto-educativo"?

Dovrei conoscere il bando di concorso per comprendere meglio; in questa ricerca su Google può comunque trovare tutte le info necessarie.

Buona giornata e in bocca al lupo per il concorso!



Aggiornamento h 15.48: Valeria mi ha cortesemente risposto e qui posto:

""Aiuto educativo" è il nome che il comune da a quelli che normalmente vengono chiamati educatori (è un vizio di forma).
La figura viene utilizzata per affiancare bambini portatori di handicap nelle scuole (dalla materna alle medie)."


Mi scuso se sono stato troppo frettoloso nella prima risposta. La ringrazio per il chiarimento. Adesso ho compreso meglio.

Il "vizio di forma" di cui le scrive dovrebbe essere corretto dal comune. Dietro a questo "vizio di forma" potrebbe esserci in realtà bisogno di un intervento educativo strutturato vero e proprio. Le parole sono importanti. Cioè se chiamo un educatore deve esserci un Intervento Educativo Professionale e non un aiuto. Altimenti si nomina un
assistente. Questa perlomeno è la mia opinione.

So che a lei questo discorso potrebbe non interessare (con la penuria di lavoro che c'è), ma credo sia uno dei problemi che a monte impediscono, a chi lavora nel sociale, di intervenire in modo professionale.

Comunque, oltre al link che le ho in precedenza segnalato, può approfondire questi importanti argomenti

Organizzazione scolastica
Legge quadro servizi sociali
Lavoro di rete
Piano socio-sanitario della sua regione
Diversabiltà


Qui può trovare qualche libro per concorsi:

libriprofessionali

www.simone.it

libreriaeditriceurso



E infine, su Bol.com può fare una ricerca personalizzata



Grazie e buona giornata!

26 giugno 2008

Paola - 20 giugno 2008


Domanda: Come formulare un progetto educativo su disabilità acquisita da persona adulta a seguito di incidente stradale con compromissione delle funzioni cognitive mnemoniche?


Risposta

Gent. le Paola,
le indicazioni che le darò saranno generali e non riferite a questa specifica situazione in quanto la domanda, seppur precisa, non contiene le informazioni necessarie per risponderle in modo più esaustivo ed inoltre perché....... non conosco la situazione.

Per formulare un progetto educativo bisogna innazitutto contestualizzarlo:

- servizio per cui si sta lavorando (se ad esempio il servizio è gestito da una AUSL, da un Ente Locale, etc.) e mandato ricevuto ivi incluse competenze richieste, responsabilità professionali, etc. Il progetto educativo è strettamente legato al progetto di livello superiore (capitolato d'oneri, progetto terapeutico, mandato, etc.) nel quale è inserito e che quindi da, o dovrebbe dare, vincoli e possibilità già definiti a monte. E' molto importante analizzare questo livello.

- organizzazione del servizio e rispettivi ruoli ricoperti (come è organizzato il servizio, quali sono gli accordi professionali tra operatori, etc.)

Pertanto mi limiterò a circoscrivere ciò che, in base alla mia esperienza e formazione, ritengo debbano essere elementi essenziali da approfondire per costruire un buon progetto educativo, anche sulla disabilità.


Alcune domande di senso pedagogico alle quali un progetto educativo dovrebbe rispondere:

1) Quali bisogni , in primis, educativi (non terapeutici, anche se con questi possono coincidere)? Come sono stati definiti (con quali strumenti, da soli o in èquipe multidisciplinare, con l'utenza, etc.)?
2) Quali obiettivi educativi (generali, sotto-obiettivi, operativi, specifici)
3) Quali strategie educative?
4) Come avviene la valutazione del cambiamento, degli obiettivi, dell'intervento, etc., con quali indicatori?
5) Quale è il contratto con l'utente, come e da chi è stato fatto ?

E' molto importante definire chiaramente, sin dall'inizio, a quali bisogni educativi un educatore deve/vuole rispondere e con quali strumenti di sua competenza. Altrimenti il rischio è di ritrovarsi sul campo a gestire problematiche, sul piano pedagogico, non sostenibili. I bisogni educativi sono le fondamenta sulle quali iniziare a costruire il progetto.

Infine, il progetto educativo (elaborato in autonomia), in un contesto riabilitativo e terapeutico, dovrà essere integrato al progetto terapeutico globale dell'èquipe di riferimento.

Spero di avere, almeno in parte, risposto alla sua domanda. Se comunque volesse una mia opinione più approfondita in merito può inviarmi una scheda sintetica (con la stessa modalità utilizzata per la sua prima comunicazione) del contratto di assunzione (va bene anche se verbale o informale) nelle parti relative alle sue competenze (orari, luoghi intervento, tipologia di utenza, etc.) senza, ovviamente, alcun dato che possa far risalire alla sua o altrui identità.

Buona giornata e a presto.


25 giugno 2008

Simona - 11 giugno 2008


Domanda: Quali informazioni e formazione per la professione di consulente pedagogico?

Sono una studentessa universitaria a Roma in pedagogia e comunicazione mediale, e mi interessa svolgere in futuro la professione di consulenza pedagogica. Desidero sapere da dove cominciare, per avere più informazioni e formazione in questo campo, e vorrei sapere se potessi essere indirizzata o consigliata da voi.
Grazie in anticipo.


Risposta

Gent. le Simona,
le suggerisco di leggere quanto già scritto in questa sezione ed in particolare nella pag.1.

Le faccio i miei migliori auguri per i suoi studi.

Buona giornata.


11 giugno 2008




Margherita88 - 23 maggio 2008


Domanda: Cosa è il transfert psicoanalitico? E in cosa si differenzia dal transfert pedagogico?

Devo sostenere un esame di Pedagogia della marginalità e della devianza minorile, il prof chiede la differenza tra transfert pedagogico e psicoanalitico che sul libro non è per niente esaudiente. Potreste dirmi cos'è esattamente il transfert psicoanalitico e in cosa differisce dal transfert pedagogico?



Risposta

Il
transfert psicoanalitico è un naturale meccanismo psicologico per cui un individuo tende a proiettare (trasferire, vedere, leggere) nell'altro sentimenti, emozioni, intenzioni (positive e negative) che in realtà appartengono a se stesso. Una schematica definizione ed un veloce approfondimento può trovarli su Wikipedia.

Il transfert (ed il controtransfert) generalmente accade durante il colloquio clinico tra terapeuta e paziente ed all'interno di una
relazione terapeutica.

Anche la
relazione educativa tra educatore ed educando - che è una delle tematiche maggiormente trattate e valorizzate ed intorno alla quale ruota buona parte dell'interesse e della ricerca pedagogica contemporanea - date le forti implicazioni cognitive, emozionali e socio-affettive, ha portato diversi autori, legati prevalentemente alla Clinica della Formazione (R. Massa), a evidenziarne una similitudine con la relazione tra terapeuta e paziente in ambito psicoanalitico.

Nel
transfert pedagogico, e all'interno di una relazione educativa, emergono aspetti del profondo da parte dell'educando (e non solo) legati ad esempio al rapporto genitoriale ed al suo vissuto educativo. Da qui la connotazione di pedagogico.

A differenza del terapeuta, l'educatore è coinvolto in prima persona nel
progetto esistenziale, nel progetto di realtà dell'educando, perchè deve mettersi in gioco e quindi rischiare. Senza questa com-partecipazione (estranea al lavoro dello psicoanalista) non può esistere relazione educativa autentica. Anche nella prassi, è noto, che i setting (intesi anche come contesti operativi) sono totalmente differenti.

Il discorso è comunque molto complesso e non è possibile esaurirlo in poche righe.

Vi è anche da segnalare che non tutti gli orientamenti teorici pedagogici valorizzano la
teoria del transfert, , seppur generalmente non si disconosca, per un educatore, l'utilità di formarsi per conoscere e riconoscere tale "meccanismo" ed in generale le dinamiche psicologiche che sottendono a questa relazione; non dimenticando che, la relazione educativa, non si esaurisce in esse ma che sono solo strumenti.

Per concludere vorrei solo sottolineare che l'azione dell'educatore non può e non deve essere sostituita con l'intervento psicologico/psicoanalitico e che l'utilizzo della parola transfert (ed altri termini mutuati da altre discipline), se non supportata da una formazione ed un contesto operativo adeguati (ad esempio
multidisciplinare), aumenti il rischio di confondere ulteriormente la già compromessa identità professionale e culturale di chi lavora in campo educativo e di procurare non trascurabili danni all'educando.

Prima del transfert viene l'
empatia e prima dell'empatia come diceva Bertolini "l'interesse? la simpatia? l'amore? reciproci". Ciò costringe l'educatore a mostrarsi per "come è" seppur protetto (quando presenti) dalle tecniche acquisite con la formazione e l'esperienza; necessarie per gestire la complessità di questa relazione educativa.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro. Grazie per la domanda.



Alcuni testi per approfondire:


La clinica della formazione. Un'esperienza di ricerca

Sottobanco. Le dimensioni nascoste della vita scolastica

L'eros in educazione, in Pedagogia al limite, La Nuova Italia - 1988 (P. Bertolini)


24 maggio 2008





Babù - 19 maggio 2008


Domanda: Quale è la durata di preavviso per le dimissioni volontarie?

Buongiorno,
sono un’educatrice professionale assunta presso una cooperativa sociale in data 24/10/2007. Vorrei dei ragguagli riguardo la durata del preavviso per le dimissioni volontarie nel mio caso, ovvero con assunzione da 7 mesi (contratto a tempo determinato di 13 mesi) al 6 livello. Il ccnl regolamenta in 45 gg il preavviso in caso di contratto a tempo indeterminato, non ho trovato nulla sui contratti a termine.
Grazie, attendo quanto prima una vostra risposta.



RISPOSTA

Spiacente, ma non posso aiutarla. Può comunque provare a rivolgersi agli uffici sindacali della sua zona che certamente sapranno darle una risposta.

21 maggio 2008




Dody - 12 maggio 2008


Domanda: Un insegnante con decennale esperienza nella scuola può definirsi consulente educativo?

Salve,
vorrei sapere da lei se una maestra elementare con decenni di esperienza anche in campo educativo oratoriano e liceale (tutta la fascia di età educative, insomma) può fregiarsi del titolo di "Consulente Educativo". Glielo chiedo perchè una mia amica pretende di definirsi così, io invece penso che ci voglia un titolo di studio adeguato.
Lei cosa ne pensa? Grazie.



RISPOSTA

Da quanto in mia conoscenza, ed in linea generale, le rispondo di si. Il termine educazione, comunque, è molto generale, pertanto la sua amica dovrebbe specificare meglio in quale ambito si definisce esperta.

21 maggio 2008




Chiara Bovolenta- 5 maggio 2008


Domanda: Difficoltà per fare tirocinio come consulente pedagogico. Potete aiutarmi?

Buongiorno, sono Chiara Bovolenta, laureata in Scienze dell'educazione e attualmente frequento il corso di laurea specialistica in consulenza pedagogica per la disabilità e marginalità. Ho molte difficoltà a trovare strutture sul pavese e milanese che prendano tirocinanti della specialistica, perchè accettano solo educatori. Potete per caso aiutarmi? Grazie.



RISPOSTA

Può provare a fare richiesta di tirocinio presso tutti i servizi a carattere educativo o riabilitativo che richiedono espressamente la presenza di un consulente pedagogico. Si informi sui servizi (comunali, provinciali e della AUSL) presenti nel suo territorio. Cerchi anche di informarsi se nelle Scuole sono presenti, ad esempio, servizi di ascolto/orientamento ai genitori e/o insegnanti sulla disabilità e l'integrazione. Un'altra possibilità è quella di verificare presso gli Enti Locali la presenza di èquipe di Servizio Educativo Domiciliare/Territoriale, oppure affiancarsi ad un consulente che già opera presso uno studio privato.

Per il futuro, inoltre, le suggerisco di riflettere sulla possibilità di aprirsi la partita iva, viste anche le facilitazioni fiscali di recente introdotte con la finanziaria 2008 (vedi in basso per approfondimenti). Anche per poter presentare, lei stessa, progetti presso tali servizi.

So che non è facile, ma diverse opportunità sono presenti.

In bocca al lupo!

21 maggio 2008




Mikifait - 12 aprile 2008


Domanda: Come collaborare con Pedagogica (II) ?

Sono un pedagogista, formatore, orientatore interessato alle tematiche del vostro sito. Mi piacerebbe poter collaborare con voi nelle vostre rubriche. Spero possa essere gradita la mia partecipazione.



RISPOSTA

Pedagogica tra breve, a seguito di un restyling generale, porterà diversi cambiamenti dove sono previste possibilità di collaborazione (attualmente a titolo gratuito e di volontariato) nelle diverse sezioni del sito.

Pertanto alle richieste di collaborazione già pervenute verrà data risposta quanto prima.

Riguardo a Mikifait. La sua partecipazione sarà graditissima. Per ricontattarla ho bisogno però della mail che non era presente nella sua richiesta. Inoltre è necessario il curriculum, che come per legge, deve riportare la liberatoria sulla privacy (pena esclusione).

12 aprile 2008




Mela - 9 aprile 2008

Domanda: Osservare il bambino o parlare solo con i genitori?

Sono una pedagogista all'inizio della professione. Lavoro come educatrice in un asilo nido-scuola materna e conduco gruppi di incontro per genitori su temi pedagogici di sostegno alla genitorialità. Mi è capitato di avere presso la struttura in cui lavoro un bambino di 6 anni (frequenta l'ultimo anno di scuola materna) molto aggressivo. I genitori mi hanno chiesto un aiuto. Ho pensato di incontrarli per parlare e capire con loro quale può essere la causa scatenante del problema. Vista la sua esperienza pensa che possa essere utile per me passare del tempo anche con il bambino o crede che sia sufficiente vedere solo la famiglia e basarmi sui loro racconti per capire se c'è qualcosa che loro personalmente possono fare per mettere fine a questo comportamento? Specifico che conosco poco il bambino perchè ha passato nella mia scuola solo 6 giorni in occasione delle vacanze di pasqua.
Spero possa darmi qualche consiglio in merito.
Grazie e buon lavoro



RISPOSTA

Di fronte ad una richiesta di aiuto bisogna comprenderne bene la tipologia, sempre. Potrebbe capitare, ad esempio, che dietro al comportamento aggressivo del bambino ci sia un conflitto tra genitori che, dal mio punto di vista, non è "trattabile" sul piano pedagogico in senso stretto. Accettando di incontrarli, è fondamentale capire se e in che cosa è possibile realmente aiutarli.

Quando i genitori chiedono un aiuto spesso la richiesta si conclude con un "che cosa possiamo fare?" Ed è molto importante che questa domanda sia, sin dall'inizio, circoscritta ad un dominio strettamente pedagogico/educativo.

Un consulente pedagogico, per la mia impostazione costruita con la formazione, l'esperienza e la libera ricerca, non è un medico, uno psicologo, un assistente sociale. Pertanto è molto importante definire cosa sia di competenza pedagogica e cosa no.

Il genitore in realtà chiede di essere aiutato a COMPRENDERE meglio, a VALUTARE la situazione, ad individuare STRATEGIE per far fronte al problema. Come genitori. In pratica si lavora sul livello "progettuale" dell'essere genitore/educatore. Non significa che noi dobbiamo risolvere il problema educativo.

L'attività di osservazione, in tutte le applicazioni sul campo educativo, è importante. Ma non sempre è possibile o necessario condurla. Infatti, come in questo caso, potrei fare un colloquio di orientamento genitoriale lavorando sul linguaggio, sui significati, utili al piano pedagogico, dichiarati dai genitori in una determinata situazione.

L'importante è, dal mio punto di vista, evitare di fare diagnosi, letture, interpretazioni di tipo pseudo-psicologico. Non sono di nostra competenza e peraltro, per il lavoro educativo non ci servono. Possono però essere molto utili le informazioni provenienti da altri operatori (psicologi, neuropsichiatri, et.).

Le soluzioni devono essere trovate dai genitori stessi.

Un ultimo punto. Evitare di ricoprire, con gli stessi genitori il ruolo di pedagogista consulente e insegnante. Sono due piani d'azione differenti e possono determinare problemi legati al conflitto di interessi o generare confusione.

Buon lavoro e a presto.

12 aprile 2008




Ambra - 5 aprile 2008

Domanda: Materiali e consigli per una sezione lattanti al nido?

Salve. Sono educatrice di nido e il prossimo anno scolastico inizierò un nuovo ciclo partendo dalla sala lattanti. Volevo sapere se esiste documentazione specifica o se avete consigli di come portare avanti al meglio la giornata con i piccolotti. Grazie



RISPOSTA

Generalmente la sezione lattanti prevede la presenza di bambini dai 3 ai ai 12 mesi d'età anche se in alcuni nidi questa fascia può differenziarsi di qualche mese. Ogni sezione è composta da 4/6 bambini anche se in altre realtà il numero tende, purtroppo, salire. Se nella sezione c'è un diversamente abile il numero dei bambini dovrà essere ridimensionato.

Di seguito, alcune tra le tappe di crescita più importanti (sul versante comportamentale), da cui, con un pò di creatività, si possono facilmente costruire simpatici giochi e attività didattico/educative. Gli item sono progressivi.



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LATTANTI (3/12 mesi)

Primi mesi
- Segue con lo sguardo un oggetto che si muove.
- Cerca un rumore muovendo il capo
- Tende una mano verso un oggetto e cerca di afferrarlo
- Tiene un oggetto con prensione palmare per 30" e lo lascia andare involontariamente
- Muove il pollice in opposizione alle altre dita
- Balbetta

Area Cognitiva
- toglie un oggetto da un contenitore, prendendolo da dentro
- mette un oggetto in un contenitore su imitazione
- mette un oggetto in un contenitore, su comando verbale
- trova un oggetto nascosto sotto un contenitore
- toglie un cerchio da una tavola di forme
- mette un picchetto rotondo nella sua tavola su richiesta

Area Socializzazione
- sorride alle espressioni facciali di altri
- sorride ed emette vocalizzi verso l'immagine allo specchio
- offre un giocattolo o un oggetto all'adulto (non sempre gli e lo lascia)
- imita il bubu sette
- batte le mani imitando l'adulto
- fa ciao ciao

Area Linguaggio (comprensione e produzione)
- ripete i suoni fatti da altri (spontaneamente)
- risponde a gesti con gesti (battere le mani, scuotere la testa, fare ciao)
- risponde a domande semplici con risposte non verbali (dov'è il nasino?, vuoi venire in braccio?)
- imita le variazioni di voce
- vocalizza in risposta del linguaggio
- esegue direttive semplici (dare la mano, fare ciao, prendi, etc)

Area Motoria
- arriva ad un oggetto posto di fronte a lui a 15-20 cm
- afferra un oggetto tenuto di fronte a 7 cm. di distanza
- riesce ad arrivare ed afferra un oggetto che ha di fronte
- mette un oggetto in bocca
- tocca ed esplora con la bocca un oggetto
- poggia deliberatamente un oggetto per prenderne un altro
- quando sta seduto porta oggetti da una mano all'altra
- usa la prensione a pinza per sollevare un oggetto
- tende la mano, dalla posizione quadrupedica, per raggiungere un oggetto
- raccoglie con le palette o con un cucchiaio
- in posizione prona regge testa e torace sulle braccia
- tiene testa e torace eretti, sostenendosi con un solo braccio
- rotola da prono a supino
- avanza di una lunghezza stando sulla pancia (spingendosi con le braccia)
- rotola da supino a prono
- si tira in posizione seduta quando si aggrappa alle dita dell'adulto
- mantiene la posizione seduta per due minuti
- sta in piedi con il sostegno
- striscia carponi di una lunghezza per raggiungere un oggetto, alternando braccia e gambe
- siede con sostegno
- dalla posizione seduta si volta in quadrupedica
- si sposta da prono in posizione seduta
- siede senza l'appoggio della mano
- si dondola avanti e indietro stando in quadrupedica
- si mette in ginocchio
- si mette in piedi da solo
- gattona
- sta in piedi con sostegno minimo
- sta in piedi da solo per 1'
- fa dei passi con aiuto minimo
- muove pochi passi senza sostegno


Area Autonomia
- beve dalla tazza se tenuta dall'adulto
- mangia da sè con le mani, prendendo il cibo con le dita
- tiene la tazza con le due mani e beve
- porta un cucchiaio pieno di cibo alla bocca, se aiutato
- mangia con il cucchiaio da solo
- tiene la tazza con una mano e beve



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Alcuni testi consigliati:

Manuale di didattica per l'asilo nido

Programmare al nido. I problemi, le procedure, gli strumenti

Metodo Portage

Crescere al nido. Gli spazi, i tempi, le attività, le relazioni



Gli unici suggerimenti che posso darle sono: di mettere sempre attenzione alle attività di osservarzione sul comportamento dei piccoli perchè questo strumento permette di ottenere utilissime informazioni sul come costruire la programmazione didattico/educativa; di dare molta importanza alla collaborazione con la famiglia, anche organizzando qualche attività insieme (gite, partecipazione alla vita del nido, etc); di lavorare in équipe con tutto il personale del nido.

In bocca al lupo e buon lavoro!

12 aprile 2008




Anto - 26 marzo 2008

Domanda: Posso lavorare nella ASL come educatore?

SONO ISCRITTA AL III ANNO ALLA FACOLTà DI SCIENZE DEL'EDUCAZIONE CURRICULUM EDUCATORI PROFESSIONALI EXTRASCOLASTICI TRA NON MOLTO MI LAUREO DOPODICHè POTREI FARE IL CONCORSO PER LAVORARE NELL'ASL?

GRAZIE.



RISPOSTA

Si, ma dipende dal concorso e dalla regione nel quale viene bandito. La situazione in Italia, riguardo agli educatori professionali ed ai pedagogisti, è piuttosto confusa e variegata. Oltre non saprei dirle.

In bocca al lupo!

27 marzo 2008




Tizy - 21 febbraio 2008

Domanda: Suggerimenti per le attività motorie al nido?

Salve. Sono un'educatrice di asilo nido. Ho qualche difficoltà a programmare l'attività motoria per i miei bambini che hanno dai 12 ai 34 mesi. Per ora sto proponendo loro di gattonare, rotolare, superare ostacoli... però tutte le settimane la stessa cosa non mi soddisfa e non ho molte idee per proporre qualcos'altro. Le attività che comunque propongo sembra siano gradite e spesso sono contenti di svolgerle. Avrei bisogno di qualche consiglio. Grazie.



Risposta

Le attività motorie al nido rivestono particolare importanza per lo sviluppo dei bambini. Personalmente sono dell'opinione che, a prescindere dalle necessarie attività programmate ed inserite in un progetto educativo globale, sia opportuno avere uno spazio strutturato (giochi, percorsi, arredi, etc.) e adatto che favorisca il libero movimento, l'interazione e lo scambio tra i bambini e l'esplorazione. Le attività motorie, in genere, vengono suddivise in fine-motorie (interessano principalmente mano, polso, dita) e grosso-motorie (interessano il corpo).

- Attività fine-motorie: inserire e togliere tasselli da una tavola, fare torri con i cubi, disegnare, colorare, infilare grosse perle in uno spago, girare/avvitare/svitare, modellare plastilina, etc.

- Attività grosso-motorie: salire e scendere piccole scale, camminare, gattonare, strisciare, fare capriole, piccoli salti, etc.

Da quanto mi ha scritto, in linea di massima, mi sembra stia già facendo il necessario. Chi lavora in un nido, ha bisogno di una grande creatività e sono certo che è una dote che non le manca, per cui suggerisco di approfondire l'argomento facendo un salto in libreria per avere qualche spunto in più.

Pedagogica sta crescendo e non è escluso che a breve venga aperta una sezione dedicata alle attività al nido.

A presto.

29 febbraio 2008

tesiperlatesi - 14 febbraio 2008

Domanda: Quale inquadramento fiscale per un educatore?

Salve mi chiamo Marco, son un educatore laureato in Scienze dell'educazione. Un ente locale
mi ha imposto la partita iva come unica soluzione per un progetto di educativa domiciliare per un somma totale di circa 4.500€ (lordi).
Ho saputo che chi opera nel sociale è esente dall'iva e deve contribuire solo al versamento irpef. A questo punto Vi domando quale sia la tipologia di partita iva da adottare per una simile situazione lavorativa.
Grazie anticipatamente.


RISPOSTA

Ciao tesiperlatesi, ci siamo già conosciuti nel vecchio forum educatori-pedagogisti (
qui il nuovo). Ti rispondo in base alla mia personale esperienza per cui per maggiori info è preferibile sentire un commercialista o consulente del lavoro.

Da quest'anno - finalmente!! - è possibile effettuare prestazioni con fattura senza IVA se si è in possesso dei requisiti previsti dalla Legge Finanziaria 2008 e successivi decreti e circolari. Nel sito dell' Agenzia delle Entrate è anche possibile fare un test per verificare se si ha diritto a questo regime fiscale.

Personalmente ho già optato per questa soluzione estremamente conveniente (anche se non per tutti) in quanto è possibile fatturare senza IVA. Io sto già lavorando con questo regime. Tra i vari vantaggi, non vi è più l'obbligo di tenuta dei registri con conseguente riduzione dei costi di tenuta della contabilità dal commercialista.

Proprio stamane ho parlato con un funzionario dell'Agenzia (tel. 848.800.444) che mi ha confermato che sarebbe sufficiente appoggiarsi al consulente solo per la dichiarazione dei redditi a giugno. Questo significa anche il non dover avere tutte le seccature legate all'IVA ed agli esborsi trimestrali.

Inoltre non essendoci più l'IVA, che essendo un costo per la maggior parte dei nostri committenti, si è più competitivi nel mercato infatti questa tassa ci costringeva a tenere alti i prezzi dei progetti o degli interventi.

Rimangono gli obblighi di numerazione e registrazione delle fatture emesse e di spesa e di tutta la documentazione. Cioè nel tuo studio o a casa conservi le fatture senza doverti periodicamente recare dal commercialista.

Uno dei requisiti, per avvalersi di questo regime, è quello di non superare i 30.000/45.000 euro all'anno...... e chi li ha mai superati? Se tale cifra viene superata si passa al regime IVA ordinario.

Inoltre le tasse vengono accorpate (20%), non si paga più l'IRAP e non si rientra più negli studi di settore, etc. In pratica un reale vantaggio per chi, come noi e i piccoli imprenditori, sta avviando un'attività in proprio o, pur esercitando da tempo, non possiede un fatturato elevato.

Peccato che questa norma sia arrivata solo adesso ma meglio tardi che mai........

Ciao Tesi e a presto!



14 febbraio 2008

dott.ssaratti - 27 gennaio 2008

Domanda: Con i miei titoli posso esercitare la libera professione come consulente pedagogico?

Salve,sono laureata in scienze dell'educazione,ho svolto un corso di perfezionamento in bioetica,ho l'iscrizione all'albo dei pedagogisti riconosciuta dal MIUR e acquisita a Montevarchi sindacato SINPE. e sto facendo un master in: Dinamiche relazionali e metodologie didattiche nei gruppi di apprendimento: Comportamenti antisociali e ruolo educativo della scuola..che acquisirò a maggio 2008..con questi titoli posso intraprendere una libera professione che si occupi di consulenze pedagogiche? ho bisogno di altri titoli? se si come si acquisiscono?

grazie mille per le preziose informazioni.


RISPOSTA

Le devo rispondere facendo il mio esempio e di diversi altri miei colleghi, che svolgiamo la libera professione da anni. Molti non sono iscritti ad alcuna associazione perchè non si identificano in certi orientamenti o nè tantomeno ad alcuni albi interni associativi, altri invece si. In Italia non esiste l'ALBO dei Pedagogisti e degli educatori. Solo alcune proposte di legge ferme da anni.

Non conosco normative che impediscano, nel nostro caso, l'utilizzo del termine consulente pedagogico, pedagogista. Personalmente ho la mia partita iva per le prestazioni professionali sia in campo formativo, di consulenza o di progettazione. Da quest'anno inoltre ho deciso di adottare il regime fiscale senza iva (fino ai 30.000 €). E' più conveniente anche per alcuni nostri committenti.

Per altri approfondimenti sull'argomento dia uno sguardo a questa sezione.



Inoltre in questi link può approfondire la questione fiscale


http://ascomprocida.wordpress.com/2007/12/27/quesito-ancora-sul-regime-dei-contribuenti-minimi-e-marginali-nella-finanziaria-2008/

http://ascomprocida.wordpress.com/2007/10/09/il-regime-dei-contribuenti-minimi-e-marginali-nella-finanziaria-2008/



27 gennaio 2008

Lalla - 8 dicembre 2007

Domanda: Quali materiali si utilizzano al nido per le attività di manipolazione e perchè?

Salve sono una studentessa universitaria lavoratrice, la mia tutor per il tirocinio mi ha chiesto di trovare le sensazioni dei vari materiali proposti nei nidi per la manipolazione ( farina bianca,gialla,carta pasta e pastina sabbia acqua terra...) e perchè si propongono certe attivita? Perchè si propone la farina? perchè la pastina? ecc... Sapreste consigliarmi qualche sito o libro? Grazie.
Laura.


RISPOSTA

Un eccellente sito dove trovare utilissime informazioni sul nido è Infantiae.org nella sezione Gli Strumenti del Nido (il link punta già alla sezione). All'interno è presente anche una breve bibliografia.

Alcuni testi consigliati:

Manuale di didattica per l'asilo nido

Programmare al nido. I problemi, le procedure, gli strumenti

Crescere al nido. Gli spazi, i tempi, le attività, le relazioni

MartaD - 27 novembre 2007 -

Domanda: Qualche suggerimento per una tesi sul ruolo del pedagogista nelle comunità per minori?

Buona sera,sono una laureanda della laurea specialistica in Consulenza Pedagogica per la disabilità e la marginalità presso l'Università cattolica a Milano. Sto scrivendo una tesi sul ruolo del pedagogista nelle comunità per minori. Volevo chiedere qualche suggerimento riguardo dove io possa trovare del materiale utile (libri/siti ecc..)per la mia ricerca.
Cordiali saluti e ringraziamenti.


RISPOSTA

Il materiale non è tanto. Oltre ad alcuni link e testi che posso segnalare ti suggerisco, se già non lo hai fatto, di provare ad intervistare chi opera in questi servizi individuando alcune comunità presenti nel tuo territorio; meglio ancora sarebbe poter fare un tirocinio o una ricerca. Osservare e leggere queste organizzazioni dal di dentro sarebbe ottimale, soprattutto sul piano pedagogico.

Inoltre potrebbe rivelarsi, al termine del percorso, un'occasione lavorativa. A volte si preferisce assumere tirocinanti piuttosto che personale esterno perchè hanno già alle spalle un preliminare percorso formativo ad hoc in quell'organizzazione.

Link utili:

- Coordinamento Nazionale delle Comunità per Minori

- CasaFamiglia

- Linee Guida per Comunità per minori

- Anpe, Anep, Anpec, Fiped,

- Tesionline



Libri consigliati:

- Una famiglia anche per me. Dimensioni e percorsi educativi nelle comunità familiari per minori

- Comunità per minori. Pratiche educative e valutazione degli interventi

- Da istituto per minori a comunità educative. Un percorso pedagogico di deistituzionalizzazione

- Una normale solitudine. Percorsi teorici e strumenti operativi della comunità per minori

- Quale comunità per quale minore. Esperienze a confronto



In bocca al lupo per la tesi.


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