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Educare nell'incertezza

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Discussione del 26 novembre 2011


Pedagogica: Molti pedagogisti ed educatori che operano nel sociale, sono disorientati e alla continua ricerca di un metodo, di una teoria forte, che renda più scientifico e credibile il loro fare educativo al pari, e presuntamente, di altre discipline similari. Ma siamo poi così sicuri che, tale metodo o teoria, renderebbe più efficace il lavoro nella relazione educativa (oggetto principe dell'educazione) senza snaturarne l'essenza? O forse la ricerca di tale metodo o teoria servirebbe solo a colmare l'incertezza propria ed ineliminabile dell'educare? E' quell'incertezza, a mio avviso, che bisogna imparare a governare, non sfuggirla, in quanto connaturata all'esistere.

S. F.: Non dirlo a me.. per anni pensavo di essere educatrice per via dell'indirizzo seguito..dai forum e poi dalla doc di tesi ho avuto conferma che SdE qualifica il pedagogista e non l'educatore, per il quale serve il triennale in SdE e della formazione.. la stessa doc mi dice, che a seconda di offerte lavorative posso rispondere per ambo le figure, perché il percorso di studi è lo stesso.. ho svolto la tesi in Educazione degli Adulti,forse la doc la conosci.

S. F.: Cambiando qualifica, lavoro latita comunque :-(

Pedagogica: Ciao S. F., la doc? non so... l'università, a livello nazionale, ha delle gravissime responsabilità sia nei contenuti della formazione degli educatori e dei pedagogisti che nell'orientamento al mercato del lavoro; ma anche le varie associazioni di categoria. Senza parlare poi della totale assenza di pressioni sul piano politico. Che ci siano inciuci anche là? Mah! Vista l'aria che tira in Italia.... Comunque, se posso permettermi e se già non lo stai facendo, dovresti valorizzare la tua tesi....

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M. F.: una soluzione starebbe nel utilizzo dell'investigazione-azione nei diversi contesti, sia come autoformazione tra gli educatori e le altre figure coinvolte, sia con gli stessi "spiacevolmente chiamati UTENTI", in qs modo si attiverebbero molti processi di autoriflessione e di coscientizzazione a tutti i livelli e si favorirebbero visioni piu complesse, realiste, costruite per i protagonisti veri, una prospettiva "glocale"....

M. F.:
che ne pensate???

S. F.: @Pedagogica: doc sta per docente

Pedagogica: @S. F. ... lo avevo capito :-)

S. F.: Valorizzare la mia tesi?.. da due anni è "caricata" su Tesionline assieme agli esami e a lettera di presentazione, anche per essere visibile a strutture educative del Nord Sardegna.. ma finora niente :-(



Pedagogica:
@S. F.: intendevo per la tua ricerca professionale in ambito pedagogico.... sicuramente, con la tesi, hai iniziato un discorso che forse meriterebbe di essere sviluppato da te....

Pedagogica: @M. F.: Molto interessante.... tante implicazioni sui piani umano, scientifico e professionale... bisognerebbe approfondire e coraggiosamente sperimentare. Da praticare solo laddove sia in atto una gestione esplicita e dichiarata di processi educativi da parte degli operatori che hanno nel loro mandato istituzionale o nell'azione con specifici utenti funzioni educative. Molto difficile da realizzare per vari punti di cui ne propongo una manciata a caso: rottura dei confini tra rapporto professionale (istituzionale) e umano (personale), revisione dei rispettivi setting professionali, ridefinizione condivisa dei significati linguistici, problema dei "ruoli, istituzionali e non", disponbilità, sensibilità e capacità da parte degli operatori e degli utenti di mettersi in gioco. Una bella sfida, non c'è che dire...

A. M.: sono solo "parole" finché questa incertezza non è riconosciuta a livello "altro"... Capisco il concetto, lo condivido e adoro il mio lavoro (pedagogista con i tossici), ma purtroppo ci sarà sempre qualcuno che si crede Dio a imporre la sua personale soggettività come fosse legge se sto cavolo di lavoro non verrà adeguatamente valorizzato! Scriviamo a super Mario Monti di VEDERCI :O) Solo dagli stipendi si capisce quanto poca considerazione ci sia per noi "educatori" visti come "cari volontari dall'animo buono..."- Però non desistiamo!!!

Pedagogica: Quando impareremo a ragionare con la nostra testa, a studiare e fare ricerca attenendoci alla realtà quotidiana osservata, seppure piccola e apparentemente insignificante, ma ricca di evidenze pedagogiche, forse inizierà a cambiare qualcosa senza dover scomodare il "dio" o il politico di turno che, visti i tempi, c'è poco da star allegri....

Pedagogica: Inoltre, scusi se mi permetto..... la prego di non offendersi, ma eviterei di utilizzare il termine "tossici" per indicare persone in difficoltà.... il linguaggio, nel nostro lavoro, è molto importante.

A. M.: No, non mi offendo ci mancherebbe, ma il tutto era abbastanza provocatorio e, ovviamente ironico per quanto riguarda Monti... ma forse, non conoscendosi, lo scritto non sempre rende... In ogni caso, anche ciò che ha scritto, senza nulla togliere, son belle e condivisibili "parole", perché non credo che altre categorie non ragionino con la loro testa o che altro... ma non penso basti questo, pur non avendo soluzioni alternative... Come si spiega che lo psicologo può fare anche l'educatore? Come si spiega che l'educatore lo può fare pure uno con il diploma? Come si spiega che l'educatore prende 1000 e rotti euro turni compresi? Potrei andare avanti all'infinito, ma tanto penso che si sappia di cosa parlo. Ciò nonostante, non denigro la scelta fatta, è un lavoro che mi piace, che non cambierei, ma credo che forse qualcosa debba essere fatta al di là dei bei discorsi sulla "realtà quotidiana osservata", poi magari sbaglierò... ma il confronto è sempre arricchente.Saluti cordiali.

Pedagogica: @A. M.: Mi scusi se l'ho fraintesa ma il linguaggio scritto ha, anch'esso, i suoi limiti. Come non essere d'accordo con lei? E che dire nel merito? Ha sollevato domande che richiedono risposte politiche, culturali e sindacali. Domande che sento da oltre vent'anni... sempre le stesse. Sono nate tante associazioni culturali e di categoria e nulla, fondamentalmente, è cambiato. E l'accademia, l'università, cosa ha fatto o sta facendo a tal proposito? Vorrei sbagliarmi ma la netta sensazione è che in tutti questi anni si è provveduto solo a conservare quei miseri privilegi acquisiti (da parte di tutti) senza assolvere ad alcuna forma critica realmente incisiva, seppur in ambito formativo e sociale ci sarebbe tanto da fare e da dire e il farlo comporta dire delle verità scomode. Ma tant'è. L'unico dato certo è che ci sono persone che attualmente svolgono il mestiere di educatore o pedagogista, alcune con consapevolezza altre solo per necessità lavorativa. In questo piccolo, limitato, e forse inadeguato spazio, è mia intenzione valorizzare la dimensione pedagogica individuale o d'èquipe (fatta di studi, ricerche sul campo, scritti, esperienze, riflessioni, etc.) che ogni operatore educativo serio e motivato (e al di là della ricerca accademica rinchiusa nella sua torre d'avorio), se vuol fregiarsi di tale "qualifica", è obbligato a percorrere, pena l'assorbimento del suo fare da parte di chi può essere tutto fuorchè educatore. Credo che la reale differenza tra noi e gli altri operatori socio-sanitari stia proprio in questa peculiarità empirica: ovvero, che ogni persona, ogni relazione, immersa in un processo formativo, è sempre nuova, mai vecchia e richiede pertanto modalità di ricerca e intervento sempre rinnovati e non replicabili, sebbene una certa cultura scientista dominante (ormai disconfermata dalle ricerche sulla complessità) cerchi di incasellare tale realtà in un modello, si valido sul piano "tecnologico", ma fallimentare sul piano delle relazioni umane. Saranno pure "parole" ma che orientano la progettualità e di conseguenza l'agire educativo. Grazie per il suo intevento.

A. M.: grazie, voglio essere fiduciosa che le cose cambieranno anche per il nostro settore... prima o poi... anche grazie a "noi" che ci crediamo :o) Buon lavoro.


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